Il running è un ‘attività aerobica, svolta per lo più all’aria aperta, e sappiamo come la scelta della scarpa in questa disciplina sia un aspetto assolutamente fondamentale. Tra le varie caratteristiche da tenere presente nelle scarpe da usare vi è il cosiddetto “drop”. Il drop può essere definito in modo molto semplice come la differenza di altezza tra il tacco e la punta della scarpa, ma è importante cercare di capire quale possa essere l’importanza di questo dato e perché vada tenuto in considerazione nella scelta della scarpa in un tipo di disciplina come il running.
Running e insidie
Pur sembrando un’attività semplice da svolgere e piuttosto “istintiva” ( sembra che l’uomo abbia sviluppato la capacità di correre già in epoche primitive, presumibilmente per cacciare ) nasconde in realtà una serie di difficoltà di carattere tecnico, soprattutto se la si vuole eseguire in un modo corretto e professionale.E’ innegabile che i benefici del running siano gli stessi di tutti le altre attività aerobiche, a livello di circolazione, perdita di peso, controllo dello stress emotivo, ma è anche un’attività che può nascondere insidie a livello di sicurezza e salute.
Parlando di equipaggiamento, dobbiamo sottolineare ovviamente come, oltre ad un semplice outfit leggero in stagione estiva e lievemente più coprente in stagione invernale ( sempre senza esagerare nell’eccessiva copertura per permettere l’adeguata traspirazione durante l’attività ) molto importante risulta la scelta e l’uso di scarpe adatte, che sono nel caso di questo sport l’elemento fondamentale dell’abbigliamento, da scegliere con estrema cura. Le scarpe infatti devono essere adatte al tipo di allenamento, al peso della persona, alla postura del piede , al tipo di terreno: tutti elementi da tenere in considerazione nella scelta della calzatura per evitare infortuni, cadute o affaticamenti inutili dell’atleta.
Marcia veloce e running
Nel running, a differenza del semplice walking o della marcia veloce, si verificano degli accumuli di tensione muscolare simultanea nei tendini e nei muscoli degli arti inferiori, dovuti all’effettiva variazione di energia potenziale e cinetica ( dovuta al fatto che nel running c’è una vera e propria, seppur brevissima, fase aerea , in cui entrambi i piedi sono sollevati dal terreno – energia potenziale – e nel contempo concorrono al movimento in avanti – energia cinetica ). Il movimento può essere diviso in due fasi, la fase attiva ( stance ) e il recupero ( swing ).
Drop: caratteristiche
Tornando alla caratteristica del “drop” e alla sua funzione, dobbiamo anzitutto tener presente che, variando da modello a modello, i drop delle scarpe da running hanno un intervallo oscillante tra gli 0 e i 12 millimetri, per cui avremo scarpe con un differenziale minimo ed altre con differenziale più pronunciato. Le scarpe con drop 0 sono quelle denominate “minimal” o “natural” in quanto in questo caso il piede non va incontro ad alcuna correzione nella postura, mentre più è alto il drop più la postura appare modificata e questo comporta una maggiore spinta verso l’alto del polpaccio.
Cosa cambia in tutto questo? La differenza sta nella modalità di appoggio del piede durante la falcata: se il piede è in posizione naturale, il runner sarà portato spontaneamente ad atterrare di avampiede, come accade da scalzi; più è alto il drop, invece, più ci sarà un’ammortizzazione posteriore e si sarà portati ad atterrare di tallone, dove normalmente proveremmo dolore in fase di appoggio, non essendo questa una parte anatomicamente progettata per l’appoggio diretto su terra, soprattutto in fase di corsa.
Se si è abituati a correre con un drop elevato, abituarsi a correre con drop nullo o quasi comporterà un sicuro indolenzimento del polpaccio, che dovrà ovviamente andare incontro ad un lavoro maggiore, o addirittura si potrebbe andare incontro a strappi muscolari, quindi il consiglio è sempre quello di effettuare cambi di abitudine con gradualità.