Un appassionato di corsa lo sa, se c’è uno strumento assolutamente importante e dal quale non si può prescindere in quest’attività, è la scarpa. La giusta calzatura da corsa è essenziale per diversi motivi e si configura come l’elemento numero uno; l’elemento su cui qualsiasi runner pone la sua massima attenzione per rendere efficace e soddisfacente le sue uscite.
Scegliere la scarpa giusta è un’operazione tutt’altro che semplice. Individuare la scarpa più idonea, quella che fa al caso proprio, può essere difficoltoso in quanto gli aspetti da analizzare sono tanti: in primis occorre essere consapevoli che nessuna scarpa è adatta a tutti i corridori. Ciascuno di noi ha un modo di camminare e quindi di correre. Il modo di appoggiare i piedi sul terreno è differente in ogni persona; le calzature idonee possono supportare e favorire la correzione di alcuni difetti di appoggio e di movimento solo se scelti con cognizione e conoscenza. Nella biomeccanica della corsa si intervallano diverse fasi, fondamentali da conoscere per capire quali sono i difetti cui il piede può andare incontro. Queste fasi sono:
Fase d’appoggio: in questa fase il piede è appoggiato in terra.
Fase di sospensione: detta anche di volo: fase in cui il piede è sollevato dal terreno.
Fase di oscillazione: piede e arto inferiore sono sollevati dal terreno e oscillano in avanti.
Fase di sospensione: in questa fase piede e corpo del corridore sono sospesi e sollevati dal suolo. Questa fase si ripete così come la prossima fase.
Fase d’appoggio: in quest’ultima fase il piede ritorna nella posizione iniziale.
Durante queste fasi, articolazioni, ossa e muscoli vengono coinvolti per effettuare dei movimenti ben precisi. Durante la prima fase di oscillazione, il corridore solleva il piede e tende il corpo in avanti. Durante la fase successiva, l’arco plantare appoggia di nuovo sul suolo; questo movimento può essere effettuato in tre modi differenti: in maniera neutrale, in atteggiamento iperpronatore e in atteggiamento supinato. Le ultime due modalità d’appoggio designano un difetto marcato del piede. Nel caso del difetto iperpronatore, l’arco plantare tende a ruotare verso l’interno mentre nel caso dell’atteggiamento supinato, l’arco plantare presenta il difetto opposto e quindi ruota verso l’esterno. Si tratta di difetti molto diffusi che nella maggior parte dei casi possono essere corretti o quanto meno limitati attraverso l’utilizzo di scarpe da running adatte che favoriscono un appoggio corretto del piede ed evitano l’accentuarsi del difetto ed il sorgere di infiammazioni e problematiche a carico delle articolazioni e dei tendini. I problemi collegati ad una scelta sbagliata di scarpe da running riguardano anche l’eventualità di traumi a carico dell’arco plantare o della caviglia. Queste ipotesi non sono da sottovalutare in quanto si tratta di rischi che portano all’insorgenza di infiammazioni croniche serie che nella maggior parte dei casi costringono al riposo forzato.
Categorie di scarpa da running
Tra i diversi fattori da considerare per effettuare una scelta consapevole della scarpa adatta occorre conoscere le differenti tipologie di scarpe. Queste si suddividono generalmente in sette categorie, ognuna delle quali adattabili al corridore in base al peso che presenta e al tipo di suolo su cui è solito correre, oltre che ai difetti soggettivi.
Minimaliste: le scarpe da running appartenenti a questa categoria hanno un peso minimo che non supera i 150 gr. Si tratta di scarpe molto leggere e soprattutto scarpe che non hanno alcuna struttura di sostegno né di ammortizzazione. Le scarpe della categoria minimal sono adatte ai corridori esperti e dal peso leggerissimo, che non necessitano di correzioni all’appoggio dell’arco plantare. La categoria minimal è stata ideata per rendere la corsa più vicina possibile all’idea di corsa naturale, quasi a piedi nudi. Se l’intenzione del corridore è quella di mettere in esperimento una tipologia di corsa prossima all’esperienza naturale e quindi più vicina possibile all’attività a piedi nudi, occorre eliminare qualsiasi idea di correzione dell’appoggio. Analizzando più nello specifico questa categoria di scarpe, vedremo che presentano un valore di drop tendente allo zero. Questo significa che l’altezza del tallone da terra è quasi ridotta al valore zero, o comunque minore di 6 mm. Le categorie di scarpa diverse dalla minimalista, hanno un’altezza del tallone da terra superiore a 6 mm. Questa la si può notare anche mettendo a confronto la punta della scarpa e il tallone: la punta e il tallone nelle scarpe tradizionali solitamente presentano una differenza di altezza di almeno 1 cm. L’altezza del tallone tuttavia non rappresenta l’unica peculiarità della categoria minimal: anche la punta della scarpa è molto più larga per favorire una simulazione della calzatura più prossima alla natura.
Migliori scarpe da running
Superleggere A1: questa tipologia di scarpe presenta un peso dal valore maggiore rispetto alle minimaliste ma sono comunque parte della categoria di scarpe da running leggere e adatte a corridori esperti e super veloci. Generalmente tutte le scarpe dal peso minimo sono adatte a corridori esperti. Le superleggere A1 pesano 250 gr e sono dotate di una certa flessibilità, idonea ad allenamenti dal ritmo sostenuto e gare tra atleti veloci e leggeri.
Intermedie A2: questa tipologia di scarpe presenta un peso compreso tra 240 gr e 295 gr. Si tratta di una categoria idonea ai corridori prossimi alla massima esperienza ma che presentano ancora qualche difetto di pronazione e necessitano di una relativa correzione dell’appoggio dell’arco plantare. Questa categoria è adatta a chi deve affrontare allenamenti dal ritmo moderato e una velocità di corsa media. Il livello di ammortizzazione si pone a metà tra una categoria A3 e una Superleggera A1.
Intermedie A3: questa categoria rappresenta la tipologia di scarpe con il massimo dell’ammortizzazione. Il peso di queste scarpe da running supera i 300 gr adattandosi bene a quei runner che presentano problemi di appoggio plantare supinato o neutro. Questa categoria è adatta a coloro che cercano nella scarpa il massimo confort e la massima protezione da incidenti e traumi.
Stabili A4: questa categoria si adatta ai corridori con un BMI elevato. Sono scarpe craete appositamente per correggere problemi di eccessiva pronazione e per proteggere al meglio la caviglia che altrimenti subirebbe dei danni a causa del peso maggiorato che impatta sul suolo. Questa categoria si adatta molto bene anche a coloro che corrono su terreni instabili e relativamente ostici. Questa tipologia di scarpe è supportata da un carico aggiuntivo posizionato sulla parte interna delle scarpe al fine di limitare al massimo l’atteggiamento di iperpronazione.
Trail Running A5: la categoria trail running è rivolta ai trail runner esperti, che corrono su suoli impervi e terreni particolarmente sconnessi. Questi modelli assicurano la massima protezione dagli impatti e la massima aderenza sul terreno, proteggendo la caviglia e l’arco plantare da traumi biomeccanici proprio per la loro natura stabilizzante. Si tratta di scarpe idonee ad ambienti molto ostili come montagne e sentieri sterrati e per questo motivo sono spesso impermeabili, traspiranti e dal peso leggero.
Esempi di scarpe da trail running
Categoria A7: queste scarpe sono le cosiddette scarpe da jogging. Sono modelli non particolarmente tecniche e si adattano a chi si avvicina alla corsa per la prima volta. Presentano un buon livello di ammortizzazione. Possono essere utilizzate per camminare ogni giorno e anche per fare attività differenti come il cross training.
Chiodate A8: questa tipologia di scarpa è adatta alle corse su terreni particolarmente impraticabili. Le scarpe da running chiodate hanno la peculiarità di essere dotate di spuntoni sotto la suola di dimensioni variabili a seconda dell’esigenza. Questi possono essere lunghi 6, 9 o 12 mm e si rivelano particolarmente utili nella corsa su terreni paludoso utili a garantire la massima presa e ridurre al minimo il rischio di affondare nel terreno. Non tutte le scarpe chiodate tuttavia sono uguali: le differenze sostanziali risiedono nello spessore della suola. Più questa è spessa più confort si avrà su terreni particolarmente duri e irregolari. La lunghezza dei chiodi è altrettanto funzionale in quanto su piste campestri si adattano meglio le scarpe chiodate a spuntoni di 6 mm al massimo; mentre su terreni infangati, spuntoni da 9 o 12 mm si rivelano maggiormente utili.
Corridori che presentano un peso che supera i 75 kg e coloro che hanno un BMI elevato non dovrebbero utilizzare scarpe leggere poiché queste non hanno un buon livello di ammortizzamento e sono indicate per runners esperti che necessitano di flessibilità, leggerezza e scatti potenti in situazioni particolari come le gare nelle piste di atletica leggera.
Criteri fondamentali per scegliere la scarpa da running più adatta a sé
Per individuare la scarpa che si adatta meglio al proprio corpo è necessario tenere in considerazione alcuni aspetti:
Peso
Il peso è un parametro fondamentale in quanto in base a questo, la tipologia di scarpe da acquistare cambia. Le scarpe da running non sono tutte uguali. Il peso stesso delle scarpe, insieme al sistema di ammortizzazione varia a seconda della categoria. La scelta di una scarpa più o meno pesante e più o meno complessa nei materiali impiegati per la sua realizzazione e nella sua struttura, varia anche a seconda del grado di professionalità del corridore e del suo peso corporeo. Un corridore leggero, atleta ed esperto avrà bisogno di una scarpa leggera, probabilmente una facente parte della categoria minimalista. Correndo, il peso che si va a scaricare sul suolo nella fase d’appoggio finale può raggiungere un valore pari a 3/4 del peso corporeo del corridore. L’ammortizzazione in questo caso gioca un ruolo fondamentale: un corridore dal peso corporeo elevato avrà bisogno di una scarpa con un sistema di ammortizzazione più robusto. Per peso leggero si intende un valore che arriva massimo a 65 kg per i corridori di sesso maschile e 45 kg per i corridori di sesso femminile. Un peso medio è un valore compreso tra i 65 kg e gli 80 kg per gli uomini e tra i 45 kg e i 65 kg per le donne. Scarpe più robuste, appartenenti alla categoria A3 sono da considerare per i corridori uomini di peso superiore agli 85 kg e di peso superiore ai 65 kg per le donne.
Atteggiamento di supinazione o pronazione
Questi due atteggiamenti, definiti difetti del piede sono uno l’esatto opposto dell’altro. La supinazione non è altro che la completa assenza di ammortizzazione naturale dell’arco plantare. Solitamente il corpo mette in atto un naturale e fisiologico sistema di ammortizzazione nella fase d’appoggio che segue l’oscillazione e il sollevamento: si tratta dell’atteggiamento di pronazione che consiste in un appoggio teso verso l’interno dell’arco plantare. L’iperpronazione e la supinazione sono difetti che necessitano di un supporto adeguato, che sarà dato dalla scarpa adatta. Un corridore che presenta un atteggiamento di supinazione troppo marcato avrà bisogno di una scarpa da running brevettata con un sistema di ammortizzazione più complesso. Un runner dalla pronazione marcata necessiterà invece di una scarpa leggera di categoria intermedia A2/A3/A4 . I corridori senza alcun problema di appoggio preferirà scarpe da running di categoria minimalista o comunque super leggere.
Come scegliere la misura più adatta
Scegliere la misura idonea non è scontato come si può pensare. Le scarpe da running non sono scarpe con le quali fare una passeggiata; per tanto vanno scelte con cura e analizzate attentamente nella struttura. Se il confort e la praticità sono importanti, non rappresentano gli unici aspetti da tenere in considerazione. E’ consigliabile acquistare scarpe da corsa che abbiano sempre una mezza misura in più rispetto alla misura che sia è soliti acquistare per le scarpe da passeggio. Il motivo di questa “regola” sta nel fatto che durante la corsa i piedi tendono a gonfiarsi per effetto della circolazione e la misura che può andar bene durante la camminata, mentre si sta correndo può risultare piccola e creare fastidiose vesciche sulla pelle.
Migliori scarpe da running con ammortizzazione
Componenti principali di una scarpa da running
L’efficacia di una scarpa da running è influenzata dalle caratteristiche del corridore, dal tipo di terreno su cui si corre, dai materiali impiegati e in ultimo dalle componenti che costituiscono la scarpa per intero. Il rivestimento esterno è chiamato Tomaia ed è solitamente realizzata in tessuto sintetico. In secondo luogo vi è la parte posteriore che avvolge il tallone e si chiama Conchiglia proprio per la sua funzione avvolgente e protettiva. Il battistrada invece riveste un ruolo cruciale poiché è la parte della scarpa che poggia a terra e da cui deriva gran parte del confort e della comodità della calzatura. Infine l’intersuola che ammortizza i movimenti, si trova tra la tomaia e il battistrada. Ognuna di queste componenti è importante poiché fa dell’intera calzatura una scarpa da running specificatamente pensata e brevettata per un determinato tipo di corridore e ambiente.
- Tomaia: questa parte strutturale della scarpa è la parte superiore realizzata generalmente con materiali sintetici. Può essere di due tipologie: rigida o tubolare. Il primo modello è costituita da più pezzi cuciti tra loro; mentre una tomaia tubolare è costituita da un pezzo di tessitura unico. La tomaia riveste una funzione specifica: proteggere e rivestire il piede. A seconda della categoria a cui appartiene la scarpa, questa può essere traspirabile, leggera o costituita da materiale impermeabile. Solitamente viene impiegato materiali sintetico come poliestere e microfibra cucita in maniera fitta per garantire la massima robustezza della stessa. La tomaia può essere tessuta o saldata. Entrambe le metodologie di realizzazione sono efficaci ma si differenziano in quanto la tessitura dona maggiore leggerezza alla scarpa e la saldatura maggiore robustezza e quindi è più frequente trovare scarpe di categoria A5, A7 e A8 costituite di tomaia saldata.
La tessitura prevede l’utilizzo di un unico filo tramato e ripassato laddove occorre una maggiore robustezza della scarpa. L’uso di un filo unico per tutta la tomaia consente di ottenere una calzatura estremamente leggera. Per questa ragione, la tessitura è il metodo più utilizzato per le scarpe super leggere e minimaliste.
La saldatura è una metodologia prettamente industriale e quindi utilizzata nella maggior parte delle calzature da running di fascia strutturale medio-robusta. Questo processo consente di abbattere i costi e di aumentare in maniera esponenziale la robustezza e la forza della struttura della tomaia. Durante la saldatura, vengono infatti inseriti degli elementi aggiuntivi al tessuto base che diventa di conseguenza più resistente e pesante. Questo è uno dei motivi principali per cui le minimaliste hanno un prezzo superiore rispetto alle scarpe da running tradizionali o comunque più pesanti e di categoria industriale.
Esempi di scarpe da corsa traspiranti
I materiali di cui possono essere costituite le tomaie sono:
- Tessuti traspiranti e impermeabili: Queste tomaie sono realizzate con una fodera impermeabile inserita sotto la tomaia. Questa permette al piede di restare asciutto anche se si corre in ambienti umidi.
- Inserti in TPU(Uretano termoplastico): questi contribuiscono ad una maggiore stabilità nonché ad una maggiore durata nel tempo delle calzature.
- Pelle sintetica: La pelle sintetica è un mix di fibre tra nylon e poliestere e viene impiegato nella realizzazione delle tomaie in quanto ne assicura la durata lunga nel tempo, la leggerezza e la traspirabilità.
- Nylon: il nylon è uno dei materiali impiegati maggiormente nella saldatura delle tomaie in quanto assicura maggiore elasticità e resistenza, oltre ad essere un materiale particolarmente leggero e traspirabile.
- Intersuola: Tra la suola della scarpa e la tomaia si posiziona l’intersuola, una componente molto importante a livello funzionale in quanto assicura alla scarpa l’ammortizzazione efficiente e l’energia necessaria nelle fasi di sollevamento e oscillazione del piede e dell’arto. L’intersuola viene realizzata con materiali particolarmente efficienti alla funzione che riveste come l’etilene vinilacetato che serve a conferire una maggiore densità e quindi maggiore stabilità alla scarpa. Alcune tipologie di scarpe presentano un’intersuola a cui è stata aggiunta una doppia dose di etilene vinilacetato per irrobustire alcune zone della scarpa. Si tratta di un’aggiunta effettuata allo scopo di rallentare e limitare di tanto il difetto della pronazione. Si dice infatti che le scarpe sono a doppi, tripla o quadrupla densità a seconda della quantità di etilene vinilacetato aggiunto. Nell’intersuola viene spesso aggiunto anche l’uretano termoplastico (TPU) per aumentare la stabilità della scarpa.
- Drop: il drop nelle scarpe da running rappresenta la differenza di altezza tra il tallone e l’avampiede. Il valore del drop definisce molto bene il modo in cui il piede appoggia sul suolo e per questo è molto importante. Generalmente da zero mm ad 8 mm favorisce l’appoggio dell’arco plantare in un tempo precedente rispetto al tallone.
- 0/4 mm: si raggruppano in questa fascia le scarpe da running adatte a corridori già molto naturalizzati all’attività e che hanno una biomeccanica e una tecnica consolidate nella corsa.
- 4/6 mmm: l’appoggio dell’arco plantare può essere ammortizzato in maniera efficiente. Si tratterà dunque di scarpe diverse dalla categoria minimalista. Questo valore di drop si posiziona nel mezzo tra una scarpa da running minimal e una maximal(molto ammortizzante).
- 8 mm: il valore di drop con cui si inizia la scalata verso il drop pari a zero. E’ il valore adatto a coloro che hanno avviato l’attività di corsa già da diverso tempo e si stanno avvicinando ad una tipologia di corsa più esperta.
- 12/14 mm: rappresenta il valore di drop di una scarpa da running di fascia tradizionale, adatta ad iniziare l’attività poiché garantisce il massimo della protezione per la caviglia e il massimo della correzione e dell’ammortizzazione per coloro che ancora non conoscono bene i difetti della propria postura in fase di corsa.
- Conchiglia: rappresenta la parte posteriore della scarpa, che avvolge e protegge il tallone. E’ fatta di termoplastica e ha la funzione di stabilizzare la scarpa.
- Battistrada: il battistrada rappresenta la suola della scarpa. Questa può essere in gomma espansa o in gomma di carbonio. Ha il compito principale di ridurre l’attrito sul suolo. Le suole in gomma di carbonio resistono molto di più all’usura e quindi si configurano come idonee a corridori che sfruttano molto le scarpe e coprono una distanza mensile elevata. Le suole in gomma espansa sono più idonee alle calzature che necessitano di una struttura più ammortizzante. Al momento dell’acquisto è quindi opportuno prestare una certa attenzione anche a questa caratteristica. Generalmente la suola in carbonio è molto più resistente all’usura mentre la gomma espansa riduce il peso del corridore al momento dell’impatto sul suolo.
Tomaia | Intersuola | Battistrada | Conchiglia | Drop |
---|---|---|---|---|
Rivestimento esterno | Componente tra il battistrada e la tomaia | Suola esterna della scarpa | Rivestimento posteriore della scarpa | Differenza tra l'altezza del tallone e l'altezza dell'avampiede |
Funzione protettrice dell'area anteriore piede | Funzione di ammortizzazione | Funzione di ammortizzazione | Protezione del tallone | La variazione del drop determina i tempi d'appoggio del tallone e dell'avampiede |
Solitamente prima dei 350 km percorsi, la suola non mostra segni di consumo evidenti. Superata questa soglia è opportuno dare un’occhiata al battistrada e notare dove sono i punti maggiormente segnati dall’usura. In base a questo stabilire che tipologia di difetti abbiamo nell’appoggio plantare e nella corsa.
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Riconoscere i difetti plantari attraverso l’osservazione del battistrada
I difetti nell’appoggio dell’arco plantare sono molto frequenti. I più diffusi tra i corridori sono:
Iperpronazione: Questo difetto si configura come un marcato movimento dell’arco plantare verso l’interno. E’ uno dei difetti maggiormente diffusi che comporta anche un certo livello di usura a carico delle ossa e delle articolazioni delle ginocchia e delle caviglie. I runners che presentano questa tipologia di difetto necessitano di scarpe super ammortizzanti. Per riconoscere velocemente questa tipologia di imperfezione biomeccanica, basta osservare l’usura del battistrada: se questo è consumato in corrispondenza della punta dei piedi e dell’avampiede molto probabilmente si è in presenza di iperpronazione. Il runner iperpronatore necessita di scarpe che controllano bene il movimento e che garantiscono una stabilità elevata. A questa categoria appartengono le scarpe di categoria Stabilità A4; una tipologia di modello adatta anche ai corridori con il difetto del piede piatto.
Supinazione: la supinazione è l’assenza totale di ammortizzazione naturale. Si configura con un movimento iper marcato verso l’esterno al momento dell’impatto sul suolo. I runners con questo difetto sono molto pochi e necessitano di scarpe di categoria A3 e A4 con livelli di ammortizzamento e stabilità elevati. Segni d’usura a livello del bordo esterno della scarpa sono tipici segni di un difetto plantare di supinazione. In questi casi i runners dovrebbero evitare di indossare modelli di categoria leggera e preferire scarpe di categoria neutra o relativamente ammortizzante.
Pronazione: naturalmente il corpo umano mette in atto un meccanismo di ammortizzamento naturale che si chiama pronazione neutra o naturale. Questo meccanismo permette di assorbire gli impatti e di ammortizzare il peso del corpo al momento dell’appoggio sul suolo. La pronazione naturale si caratterizza da una fisiologica usura del battistrada nell’area centrale e nella zona del tallone. Tuttavia, un consumo eccessivo dell’area tallonare è da associare ad un utilizzo che coinvolge principalmente il tallone rispetto all’interezza dell’arco plantare. Indossando scarpe da running tradizionali e quindi con un livello di ammortizzazione più elevato e con un drop di oltre 8 mm, si tende a correre appoggiando prima il tallone e poi l’avampiede. Per correggere un difetto legato ad un appoggio maggiormente focalizzato sul tallone, basta scegliere scarpe minimaliste che simulano la corsa a piedi nudi caratterizzata da un impatto principalmente centralizzato sull’avampiede.
Iperpronazione | Supinazione | Pronazione naturale |
---|---|---|
Rotazione marcata verso l'interno | Rotazione marcata verso l'esterno | Rotazione fisiologica verso l'interno |
Categoria di scarpe con livello di ammortizzazione elevata A4 | Categoria di scarpe con ammortizzazione elevata A3 | Categoria super leggera/ Minimalista |
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Fasce di prezzo
La corsa è un’attività che non richiede ricchezza. Non sono necessari abbonamenti in palestra o allenamenti personalizzati. Tutto ciò che occorre è la buona volontà e la voglia di imparare oltre ad una grande passione. L’allenamento si fa su strada e l’unico investimento vero e proprio sta nelle scarpe giuste: elemento sul quale non bisogna assolutamente tentare di risparmiare. Il rischio più grande è quello di procurarsi un trauma a carico delle articolazioni e un danno serio a livello delle ginocchia. Scarpe da running per principianti e quindi in grado di ammortizzare efficientemente presentano un costo non inferiore a 60 euro. E’ opportuno diffidare dalle classiche sneakers, che sono estaticamente gradevoli ma non hanno la funzione di proteggere il piede e accompagnarlo nella corsa. Queste scarpe hanno prezzi talvolta molto vantaggiosi ma occorre considerare bene la funzionalità delle stesse che nella maggior parte dei casi è nulla per un corridore. Le scarpe da running, a seconda della struttura più o meno complessa e del grado di ammortizzazione hanno un prezzo variabile che parte dai 60 euro e arriva anche a 150/200 euro. La categoria minimalista, sebbene racchiuda modelli creati con una quantità di materiale esigua, presenta costi più elevati per via della qualità dei materiali impiegati e della tecnica di tessitura e lavorazione che ne contraddistingue l’utilizzo e fa di queste scarpe un must per i runners esperti.
Durata media di una scarpa da running
Spesso si tende a sopravvalutare la durata e l’efficienza di una scarpa da running perché nonostante presenti segni di usura, non arriva alla rottura definitiva. In realtà i segni di usura molto evidenti stanno ad indicare che la scarpa è da cambiare e che non riveste più il ruolo di supporto alla corsa. Solitamente la durata delle scarpe non si misura in tempo ma in kilometri percorsi. A seconda della qualità della scarpa e di altri parametri, si può dire che una scarpa ha una durata di 300/ 500/1000 km. Esiste una soglia definita Critica, che non va mai superata. Questa ha il valore di 1000 km: oltre questa distanza percorsa la scarpa non è più da ritenersi funzionale. Vi è una stretta correlazione tra categoria e durata di scarpa da running: le scarpe super leggere e appartenenti alla categoria minimalista durano al massimo 300 km di percorso. Le scarpe da running di categoria intermedia durano al massimo 250/500 km; mentre quelle appartenenti alle categorie A4- A5, essendo maggiormente irrobustite di materiali plastici, hanno una durata più lunga che varia dai 500 ai 1000 Km.
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